Agrigento, l’acqua e il coronavirus

ph Jeremy Bishop on Unsplash

Qualche decennio fa, ad Agrigento, una antica e importante città occidentale, si aprì la questione dell’acqua. Il prezioso liquido mancava nelle case degli agrigentini, si parlava di turni di erogazione, di autobotti, di serbatoi, perchè nessuno era in grado di garantire una decente organizzazione dei servizi pubblici.

Ad Agrigento venne Papa Giovanni Paolo II e, nella valle dei Templi, pronunciò il celebre monito contro quella mafia che, nel crepuscolo del Novecento, aveva rotto ogni rapporto con tutte le istituzioni civili e religiose.

Il coronavirus chiude definitivamente una lunga stagione. E l’acqua di Agrigento ritorna, perchè contro la pandemia serve l’acqua prima di ogni cosa, lavarsi le mani, detergere luoghi e cose, poi viene tutto il resto. Prima l’acqua, poi la filosofia. Anche e, soprattutto, ad Agrigento.

Ma anche acqua e dighe, dighe e ponti, strade e autostrade. Autostrade, porti e ospedali. Servizio pubblico significa raggiungere tutti. Non solo chi ha i mezzi. Anzi, proprio chi non ha i mezzi. Modernità nel senso di democrazia.

Si tratta di considerare utile fare ipotesi degli scenari. Cosa accade nel caso peggiore, di fronte a un evento nefasto e inaspettato? Anche questo insegna la pandemia da coronavirus.

In un mondo diventato più piccolo, dove le distanze si accorciano all’inverosimile, il rovesciamento della prospettiva. Chiudono i negozi, i magazzini, poi i grandi magazzini, le cittadelle della moda, i parchi, le città, le grandi capitali. Chiudono i paesi e i continenti. Infine, chiude il mondo intero.

Il mondo è temporaneamente chiuso per virus. Come mettere i sigilli  a un enorme mercato di persone, merci, animali.  E dove, però, i pensieri e gli scritti, i suoni e le immagini vengono captati, catalogati, archiviati.

Perchè, al di la del covid-19, è in arrivo una tecnica ancora più potente (è mai possibile?) di quella attuale, in grado, persino, di prevedere le nostre mosse. Come nello studio dell’avvocato, quando si sa già come andrà a finire,  e quello dice sempre (lo dice a tutti) “vi precedo per accompagnarvi“.

Si tratta di una gara, già cominciata secoli fa, tra la tecnica e Dio. E dove la tecnica, che, in questo 2020, è riuscita a chiudere le chiese e svuotare i luoghi sacri, sembra avere vinto una battaglia. E sembra prepararci a una lunga guerra. In cui non basteranno le mascherine.

 

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