C’era una volta il giornale

ph Reynier Carl on Unsplash

Una volta c’era il giornale. C’era quello della mattina e quello della sera. Era fatto di carta. il giornale aveva un direttore che aveva il grande potere unito alla responsabilità di stabilire quale notizia pubblicare e quale no. E poi veniva deciso in quale pagina mettere la notizia, in quale posto e con quale titolo. Si decideva quale foto usare per rappresentare meglio un fatto.

Il giornale non dava solo le notizie ma era il prodotto di una scelta. La scelta razionale è il risultato dell’intelligenza umana, quello che ci distingue dagli animali. C’era e si spera che ci sia ancora una nobiltà della carta stampata se è vero che il filosofo Hegel considerava la lettura quotidiana del giornale la preghiera mattutina dei laici.

Oggi invece è il momento di un personaggio inesistente che chiamano algoritmo. E’ lui che sceglie per noi quale notizia leggere sullo smartphone e quando.  Osserviamo attoniti, insieme con le autorità pubbliche che dovrebbero garantire il nostro diritto di essere correttamente informati, che il capitale alleato alla tecnica cambia il mondo con una brutalità forse più americana che europea ma che è propria del mondo attuale.

Ci si accorge che ormai la rete sceglie e premia le notizie sulla base delle scelte dell’algoritmo. Attraverso criteri che rielaborano le nostre tendenze e abitudini. Che siano esse online o addirittura offline. Non è dunque importante stabilire se sia buono il criterio di portarti dove tu vuoi essere portato. Il punto è che un criterio sta sostituendo un altro criterio. Il giornale era fatto da persone in carne e ossa, con la propria storia personale e professionale, con pregi e difetti. Soprattutto difetti. C’è solo da sperare che l’algoritmo ne abbia di meno.

 

 

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