C’è sempre un cuore che batte

ph Nicola Fioravanti on Unsplash

Un calciatore può far battere il cuore, o mama mama mama, se, al netto del sudore e della volgarità degli stadi, è, nella sua intima essenza, l’albatro baudelairiano con le sue ali da gigante che gli impediscono di camminare e, ancora, poeta come Giacomo Leopardi, l’anima nobile vittima di un corpo deforme. Mentre lui – Diego Armando Maradona – un corpo superbo e guizzante vittima di un’anima persa.

Tutta la guerra si basa sull’inganno, insegnava il genio cinese dell’arte militare, generale Sun Tzu. Schivare l’avversario, chiunque esso sia, perchè l’avversario non è che la regola, il diritto, il padre che, nella interpretazione politica del genio del pallone, veniva identificato con gli Stati Uniti d’America. Odiava forse come il protagonista di Pretty Woman, il finanziere che si innamora della prostituta e le racconta di aver speso una follia per la psicoanalisi.

Nella parabola di un uomo romantico, vincente nel gioco e perdente nella realtà, non manca la polvere bianca, metafora dello sbriciolamento di un mondo, perchè un Novecento senza cocaina non è neanche immaginabile. Confessò di avere cominciato ad usarla molto presto, agli inizi degli anni Ottanta, prima di arrivare a Napoli. Molto meglio un mondo senza droga, ma quel mondo non sarebbe stato quello che era. 

Nello scoprirsi napoletano dell’incredibile talento argentino ci sono le affinità elettive, la conferma della polarità forma-sostanza tale che cambiare la lingua, il portamento, cosa piace mangiare e bere, le credenze, il modo in cui si trattano le donne, il rapporto col denaro e col potere, consente di restare figli dello stesso Dio o dello stesso demone, percepire un comune destino.

Maradona figlio di Napoli, che ha vinto una battaglia ma non la guerra, ricorda a tutti che Napoli siamo noi, perchè nello striscione in uno stadio del Nord rivolto ai connazionali “lavatevi” c’è che tutti nasciamo sporchi fin a quando non decidiamo di usare il sapone. Siamo tutti napoletani, italiani, persino francesi (crepi l’avarizia) che Jean Cocteau vedeva come italiani senza senso dell’humour.

Negare di essere napoletani è una bugia e chi ammette di esserlo è reo confesso. Senza i suoi difetti, i vizi e le dipendenze, Maradona non sarebbe stato Maradona. Si chiama tragedia, ce l’hanno insegnato gli scopritori dell’Occidente, gli antichi greci.

Nascere alla fine del mondo, l’Argentina così definita da Papa Francesco, fare tutto il giro, vederle tutte, l’armi e gli amori di cui parlò un servizio del Venerdi di Repubblica di qualche decennio fa e, poi, tornare al punto di partenza. Perchè la vita sa essere crudele con gli eroi.

 

 

 

 

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