Il guardiano del potere nasce nel segno dell’ individualità ribelle, della libertà di costume e di impresa. La macchinazione contro l’ uomo che ispirò il j’accuse di Zola è, talora, la macchina stessa dello Stato, ovvero la più terribile tra quelle ideate dall’ uomo, quel mostro il cui confronto è retto solo da certi giganti del capitalismo globale, ma nella misura in cui essi somigliano agli Stati. Ecco, allora, che in un paese colto, pieno di storia e tradizioni da suscitare emozioni infinite come l’ Italia, la grande stampa finisce per faticare a ricondurre il dibattito politico nel recinto della decenza e del pudore, a limitare odio e bugie, a restituire dignità alla persona umana, a dare garanzie di rispetto politico. Forse perchè, allorchè fu demolita la repubblica dei partiti e separata la politica dalla cultura, non si percepì che la posta in giocoera più alta del semplice ricambio di una classe dirigente o del passaggio da un sistema politico ad un altro. Lo Stato che stava per nascere è quello che assedia il cittadino, che lascia che il rapporto tra potere politico e magistratura resti carico di tensioni, che permette che le tante istituzioni costruite lungo un secolo o più siano piene di crepe fino a temere il loro crollo rovinoso. Si tratta, cioè, di quello Stato del quale i grandi giornali avrebbero per tempo dovuto denunciarela spaventosa mutazione e i tanti abusi dei suoi presunti servitori.
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