Come implacabilmente spiegò Pirandello

Agrigento

Agrigento è eterna come le cose umane. La polis è un grande teatro dove tutti sono protagonisti. Né Italia né Sicilia, è rimasta la Grecia antica. Questo spirito occidentale la rende un posto importante del mondo come implacabilmente spiegò Pirandello. Ma sono anonimi i peccati – o presunti reati che siano poco importa –  e quello che stupisce non è tanto la loro banalità pari a quella di chi li commette, quanto questa sorta di coazione a ripetere cose che altrove continuano a fare, ma senza farsi beccare perchè usano tecniche più sofisticate, si aggiornano e continuano a dettare le regole del male.

Ecco perchè l’ennesima inchiesta che coinvolge pezzi da novanta dello Stato e di quello che ruota intorno allo Stato e alla politica lascia indifferenti più che perplessi. Se non fosse che tutto ruota sempre intorno all’ acqua di Agrigento, quel prezioso liquido che fece precipitare nella città dei templi – alla fine degli incredibili anni 80 – un grande inviato americano, incuriosito da cosa stava succedendo in quell’ isola sperduta nel Mediterraneo. Dove, però, da sempre succedono cose rilevanti per i destini dell’ Occidente.

Quasi che l’acqua di Agrigento, l’acqua che non c’è, fosse  proprio l’ isola che non c’è. E trovarla significherebbe mettere la parola fine a questa favola un po’ triste che costringe le persone perbene, brillanti, ambiziose e coraggiose ad emigrare, lasciare la bellezza dei luoghi, il  clima mite, il mandorlo in fiore. E i templi greci che fecero emozionare uno che aveva visto di tutto come papa Wojtyla.

 

 

 

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