La Sicilia interna è un incredibile mosaico di luoghi, in cui la terra diventa mare, il rovesciamento del mare da arare citato da Carl Schmitt in un saggio altrettanto incredibile: Terra e mare. Una natura che impone una sovrapposizione di immagini, un adombramento anche nei riti e nelle tradizioni fatti di canti, costumi e processioni. La terra siciliana si nutre del mare, anche dove il mare non si vede. Così quel tipo altrettanto incredibile che nasce e vive nella Sicilia interna e che continua a percepirsi come isola nell’ isola persino dove è possibile alludere a una dimensione continentale, quel tipo antropologico diventa uomo in guerra di tutti contro tutti. Che, però, è il prodotto della modernità che ha avuto nei mari e nel loro dominio la chiave per dominare il mondo. Lo spietato pirata o il perfido mercante assumono – nel continente siciliano – le fattezze dell’ uomo con la morte nel cuore che fa paura perchè non ha più paura della morte. Ma quella Sicilia che si ritrova in posti unici come Lercara Friddi, Mussomeli o Villalba è, anche, una declinazione del Mediterraneo povero e ricco insieme spiegato in uno dei suoi eleganti scritti sul nostro mare dallo storico Fernand Braudel. Ricco di quella vegetazione prepotente e barocca che si fa largo in un angolo di terra, tra montagne e dirupi, o di quella ricchezza fastosa della cucina. Ma che rimane legata a ritualità arcaiche, che ritorna immancabilmente alle origini. La povertà è dietro l’ angolo come la peste, le carestie, gli incendi e i furti di bestiame. Per riportare al principio di realtà anche dove la realtà ha l’ ardire di superare l’ immaginazione.
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