
Dicono che Google, il motore di ricerca che termina la frase prima ancora che essa venga digitata, sia come le donne, le quali capiscono quello che vuole un uomo prima ancora che questi apra bocca. Il potere nel mondo contemporaneo ha perduto la forza bruta per diventare flessibile, pratico, tendente al compromesso. Ispirato, cioè, all’etica femminile, con le sue ritualità e il suo mistero.
I mercanti fenici vedevano le cose in questo modo e il pensiero declinato al femminile, nella narrazione romana, destava scandalo. L’abile venditore sa già cosa desidera chi gli si presenta davanti, cosa gli piace e quanti soldi ha, coglie l’attimo fuggente. Il commercio resta l’anima della cultura capitalista: lo scambio, il prezzo, la passione e la vanità.
La rete, Internet, ovvero la più potente e pervasiva manifestazione della tecnica che mai ci sia stata sulla faccia della terra, scruta già i nostri movimenti, prevede le nostre mosse attraverso calcoli infernali e l’intelligenza artificiale manda in pensione le menti raffinatissime di cui parlò, nel secolo scorso, Walter Lippmann.
Ha, dunque, il suo compimento il mondo contemporaneo e, quindi, l’essere contemporanei degli esseri umani. Contemporaneo è ciò che accade nello stesso periodo di tempo, riguarda uomini e cose. La vita della tecnica si connette a quella umana, anticipa e conferma atti e scelte, conferisce premi e punizioni fino a misurarli in moneta virtuale. Sembrava una frase innocente: essere al posto giusto al momento giusto.
Il mondo finito, cioè perfettamente compiuto, celebra anche la sua consunzione. E ogni vanità culmina nel suo falò. Restituendo ciò che gli spetta a Dio, il quale scruta la tecnica mentre la tecnica scruta noi.
vedi
L’Europa pigra e il presente che uccide
L’ottocentesco paradiso delle signore è diventato artificiale
La fine di Riina, l’inizio della destra e Carl Gustav Jung