Dire di no

ph Cristina Gottardi su Unsplash

I più giovani non possono ricordare il presidente della Repubblica che prese in mano il piccone. Lui, così elegante e forbito, un pò eccentrico, ma chi se lo sarebbe mai aspettato. Aveva capito che, come spesso capita, se non si sfascia non si aggiusta. A volte, la tradizione si serve di strumenti impropri, il potere ha le sue logiche, arcana imperii. E niente è più misterioso delle dinamiche interne allo Stato, a quel corpo a volte sofferente, a volte austero, che sembra plasmare i suoi interpreti a immagine e somiglianza. Nelle critiche all’ attuale inquilino del Quirinale sembrano echeggiare quelle a un suo predecessore. Al quale diedero del matto. Ma quella follia altro non era che il riflesso dell’ impazzimento del mondo, quello diviso in due dalla politica e che vedeva morire la politica. E ora che diventa urgente, e non tutti l’ hanno capito per stoltezza o per convenienza, mettere in sicurezza la casa comune, conservare invece che picconare, restaurare, salvare una nave in balia dalle tempeste della finanza e di quelle della politica, le stesse critiche, rovesciate, vengono rivolte al supremo garante dello Stato. L’ onere è il contrappasso di un onore illimitato, quello di tutelare un popolo di bambini: una volta alunni indisciplinati di un maestro elementare, un’ altra nipotini di uno zio accondiscendente e omissivo, e, poi, ancora, popolo di fanciulle innamorate di papi. Per giungere alla materializzazione di un padre severo, il filo di ferro, si è detto. Il quale riesce a dare alla passione la forma della regola, che trasfigura l’ affetto in legge. E che, per una volta, ha il coraggio di dire di no.

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