
L’argomento è molto delicato e riguarda la Russia e il suo presidente che, guidato da ispirazione politica e interpretazione della storia, riporta – al momento sul piano narrativo – al principio la stagione del mondo globale il cui sigillo si riteneva fosse stato apposto dal virus e dalla Cina.
“Il sistema sovietico è stato probabilmente la più completa forma di società chiusa mai inventata dall’uomo” spiegava George Soros in un celebre articolo del 2000. Forse ricordando questo scritto a qualcuno viene facile trovare nelle parole di Vladimir Putin un passato che ritorna. Inesorabilmente confermando quel che aveva detto il finanziere-filantropo. Tra gli artefici, a suo tempo, della caduta dei muri.
Ma non bisogna avere pregiudizi su Putin, semplicemente perchè egli guarda il mondo dal suo punto di vista, ragiona e agisce seguendo le leggi della politica. Molti dei nostri leader dovrebbero, anzi, prendere esempio e andare a scuola da lui. D’altra parte i militanti del Pci, nel secolo scorso, venivano regolarmente mandati a Mosca a studiare il potere.
Loro fanno il loro lavoro e io faccio il mio, riflette probabilmente il capo del Cremlino. E se questa frase l’ha detta Papa Francesco, non si vede perchè non possa pensarla lui.
Chiediamoci perchè la resa dei conti stia arrivando proprio adesso. Certamente la fine del dominio tedesco sull’Europa ha aperto nuovi scenari, la difficoltà di trovare interlocutori sul fronte Ovest gioca un ruolo.
Ma è la fine del mondo globale ad aver fatto scoppiare le contraddizioni. E nella linea di confine tra Oriente e Occidente, proprio nei luoghi che hanno il confine nel nome, le esplosioni non sono, purtroppo, soltanto metaforiche.
E, quindi, la crisi della società aperta si riflette nelle società che quel modello avevano copiato. Oppure, più probabilmente, il modello sociale e culturale delle società chiuse aveva contaminato quello delle società occidentali. E, ciascuna, aveva preso dall’altra e perso qualcosa di se. Un gioco divertente ma pericoloso.
Seppur presentandosi nel peggiore dei modi, quel mondo oscuro ed affascinante, estremo nel clima, negli spazi e nel pensiero, è di nuovo alla ricerca di se stesso. Antepone la politica all’economia. Sarebbe un bene. Se non parlasse di storia e, quindi, di identità, contro la geografia.
Forse è questo il punto più delicato. L’Occidente deve fare una revisione della propria visione del mondo, dare una risposta diversa da quella pensata per l’Ottantanove. Che non sia costruzione di muri ma ricostruzione di identità. Una nuova sfida tra modelli. Il problema è che il guanto l’ha lanciato quello che, presentandosi come l’ultimo zar, ci inocula un dubbio angosciante. E se fosse il primo?
vedi
Cercasi America disperatamente