
Pensare che l’avidità chiarifichi, penetri e catturi l’ essenza dello spirito evolutivo non è una condicio sine qua non per essere considerati occidentali. Ma questa frase, pronunciata con gli occhi di ghiaccio tipicamente repubblicani nella scena di un celebre film americano di qualche decennio fa mutatis mutandis è una frase di Callicle, personaggio misterioso di cui parla il grande tra i grandi filosofi della Grecia antica Platone, quasi temendo che quell’ avidità si potesse impossessare di lui. L’ avidità resta uno dei volti dell’ Occidente, causa delle sue molte mutazioni “Radice di tutti i mali è la avidità di denaro” disse San Paolo, ma, appunto, radice e le radici a volte fanno paura. Fa paura guardarsi dentro. E, ormai, guardarsi dietro, dopo essersi lasciati alle spalle un secolo incredibile, quel Novecento il cui testamento morale è un film altrettanto incredibile: il Padrino di Francis Ford Coppola. Chiamò Corleone dei siculo-americani che corleonesi non erano e, neanche, sembravano, sapendo che sarebbero arrivati. I tre figli di Vito, tre maschi, avevano tutte le tonalità della Sicilia: Michele il razionale, quello che chi l’ avrebbe mai detto “mi venisse un colpo”, Santino l’ iracondo “Botta di sangue” e, poi, Fredo, che ha il suo ruolo perchè quando vede donne oppure beve perde il controllo e riflette una parte non banale della cultura siciliana e della stessa civiltà occidentale nell’ evocare il tema del piacere. Ma questi tre figli di Vito altro non sono che le tre parti dell’ anima platonica: la razionale, la timocratica e la concupiscibile che, a loro volta, riflettono la tripartizione della comunità politica. E nel numero richiamano la Sicilia. Se non fosse per quel figlio adottivo entrato nella famiglia a fare quattro, l’ avvocato, ovvero il diritto, cioè Roma. Dal tre al quattro, una mutazione carica di risvolti imprevedibili.