
Un bambino di cinque anni venuto da quel pezzo di mondo dove sono le radici del mondo ha avuto salva la vita. La morte lo ha separato dalla sua famiglia ma gli ha dato, in cambio, una grande famiglia che si chiama mondo e che è pronta ad accoglierlo.
Difficile trovare qualcosa di più ebraico di un uomo (sebbene in potenza) solo di fonte all’umanità. Non sarà certo facile il futuro che lo aspetta, sarà una sfida piena di ostacoli e di tribolazioni ma, si sa, Dio fa soffrire chi ama.
C’è, quindi, vita nella morte e morte nella vita, l’amore si nutre di dolore e, nell’impasto dei sentimenti, c’è tutto il gioco delle luci e delle ombre di cui fu maestro il celebre pittore Caravaggio.
Il matador veste il traje de luces e il rito della vestizione che precede la discesa nell’arena è proprio del calarsi nel ruolo. Lo scintillio delle pailettes che riflettono la luce del sole di Spagna riflette la vita. Eseguendo il sacrificio, egli rivede la luce e, vestito di luce nel dare la morte, afferma la sua rinascita.
Caravaggesco è l’autore del quadro sopravvissuto alla strage di via dei Georgofili del 1993. Dell’opera d’arte rimase intatto un frammento, raffigurante una delle carte da gioco dipinte di Bartolomeo Manfredi.
E il gioco e la scommessa sulla vita delle persone son stati evocati a proposito della strage di Stresa per ricordare che la spontaneità, la fede e la speranza non sono incompatibili con la ragione, il rispetto delle regole e la disciplina.
Da una cornice di ordine deriva, infatti, una piena consapevolezza del bello della vita, ovvero un’avventura dove il fato è lasciato in libertà e la libertà è più forte del pregiudizio.
Avrebbero, dunque, la stessa radice disprezzo delle regole e disprezzo della vita. In attesa di giudizio, sospesi sul filo incerto del destino, la più severa delle sentenze è, infine, giunta. Forse l’unica possibile di fronte all’abisso, alla beffa di un forchettone e di un cavo sdrucito, alla banalità del male.
È così che giocatori di carte finiscono nel rogo. Nel museo di Firenze sopravvisse una sola carta del mazzo, nel mezzo di un pannello sfigurato. Rientri pure quell’atto di morte nella logica del potere, che in Machiavelli ebbe il suo maestro.
Quella carta è un appiglio, sempre una mutazione lascia lo addentellato per la edificazione dell’altra, scrisse il celebre fiorentino che della politica descrisse violenza e verità.
Ma l’innocenza di un bambino di cinque anni, solo al mondo ma figlio del mondo, è l’immagine di una possibile rinascita.