Fosse solo una questione di sesso

ph Alex Haney on Unsplash

A sud di Houston Street si vede svettare un grattacielo, unico tra tante palazzine basse. E quando han chiesto a Donald Trump come fosse stato possibile a lui fare quello che a tutti gli altri era stato negato, pare che abbia risposto C’è chi può e chi non può, io può, come Totò, il principe della risata.

Si fa fatica a credere che l’incriminazione dell’ex presidente degli Stati Uniti possa dipendere da una storia che avrà anche la sua serietà ma che dal punto di vista giuridico è veramente complessa, come testimonia il servizio sul New York Times di Ben Protess, Jonah E. Bromwich, William K. Rashbaum e Kate Christobek.

Si tratta di stabilire se quello commesso da Trump, il quale gode di un larghissimo consenso presso numerosi settori della società civile e politica americane ed è a capo di un gruppo che da lavoro a tantissime persone, sia un reato minore o un reato grave, se e come questo fatto abbia condizionato la sua elezione alla Casa Bianca. E poi c’è di mezzo la pandemia, c’è il rivale, c’è il fixer, il lavoro che fa Winston Wolf, celebre personaggio di Pulp Fiction, l’avvocato, il giudice, i soldi e, ovviamente, c’è di mezzo il sesso.

Se la democrazia si fonda su un meccanismo di attribuzione di punizioni e premi riesce difficile credere che, nella fine politica di Donald Trump, non entrino in gioco altri fattori che non gli incontri galanti, a pagamento o meno.

Che Trump abbia messo sotto i piedi la legge tante volte è sicuro, che se la sia goduta e se la voglia godere pure. Ma se questo lo ponesse nella posizione (che rischia persino di convenirgli) di agnello sacrificale segnerebbe la fine di un’epoca e l’inizio di un’altra, in cui non contano politica e diritto, ma bene e male.

Forse bisogna tornare alle elezioni in cui vinse contro una donna, rivedere cosa è successo durante la pandemia, arrivare al nuovo inquilino della Casa Bianca e alla sua recente telefonata con Bibi Netanyahu che in Israele sta riformando (tra le proteste) la giustizia.

Non vorremmo dover dare ragione a Vladimir Putin quando disse che l’Occidente mette gli uomini contro le donne e che anche per questo è il regno del male. Il punto non è solo che ci si divide, anche in modo aspro, ma è per difendere quali principi, sulla base di cosa.