Ha vinto la sfida di queste settimane, di questo tempo lunghissimo che ha dilatato il tempo della politica riportandolo al tempo della prima Repubblica, una forza tranquilla, incarnata, secondo la rivista americana di costume Vanity Fair, dal presidente della Repubblica. Tranquillo non è solo chi è forte, ma chi nasconde quella forza, chi non la ostenta. Elegante è la forza contenuta, la misura. Forza che frena e non spinge, il catechon che dilata, appunto, il tempo. O quella forza che cresce come il granello di senape che quando cade su terreno preparato – secondo le Scritture – genera una pianta grande e diventa riparo per gli uccelli del cielo. Ma è anche la forza nascosta nel più giovane dei figli di Iesse o la pietra scartata che diventa pietra d’ angolo. Una crisi risolta da un garbato no del capo dello Stato che ha prodotto un risultato grande quanto una casa. Un diniego, in fondo, a una cultura fatta di imposizioni e forzature. La ricerca di un accordo, che, poi, diventa patto tra centri di potere diversi in Europa e nel mondo, negli Stati Uniti, dove si parla a due voci con la dichiarazione di amicizia, nel solco di una tradizione di amicizia all’Italia e al governo, di Donald Trump e le riserve e i timori sui populisti del New York Times. Ma il compromesso tra partiti è entrato dentro i partiti dove i moderati hanno vinto sui radicali di tutti gli schieramenti e si apprestano a diventare i nuovi registi della politica italiana. Il compromesso diventa nuovamente nobiltà, la fragilità una nuova forza.
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