
Abbracciare Marine Le Pen, francese, in Italia, ha conseguenze inevitabili. Non è, infatti, solo una scelta di campo, ma appone un sigillo europeo a quella scelta.
Aderire alla intelligente interpretazione di Giulio Sapelli, il professore della Statale, secondo il quale la Lega è il partito della borghesia italiana, è un’arma a doppio taglio.
La borghesia sceglie e non è mai scelta, lo ricordano il fascismo e la Democrazia Cristiana. In Italia e in Europa irrigidire la propria posizione di fronte a uno statu nascenti è più un azzardo che un rischio.
D’altra parte il tentativo di Giorgia Meloni sembra copiare quello a suo tempo avviato da Gianfranco Fini: allargare al centro lo spazio della destra italiana. Ma non lo sottovaluteremmo perchè, nel frattempo, il nucleo valoriale in Europa (ma anche in Israele) ha cambiato sede e non è più a sinistra.
La guerra in Europa impone di anteporre territorio e identità a diritti e scambi. Non li sostituisce – sia chiaro – ma cambia la scala delle priorità. E in Italia è come se tornasse il dualismo tra riformisti e rivoluzionari. Solo che ora è sul fronte opposto, proprio a causa del rovesciamento del quadro politico.
Un mondo al contrario, nel quale gli Usa restano al proprio posto, da Bettino Craxi a Meloni, passando per Silvio Berlusconi. Ma oggi il muro non è a sinistra, dove una volta c’era il comunismo sovietico, è a destra, con la Germania preoccupata di sorvegliarlo, memore degli orrori del passato, ancora percepiti con vivida chiarezza.
In Francia si immagina di vincere questo imperituro senso di vergogna, confermato dal linguaggio prima che dagli orientamenti. Questo è lo spirito che anima l’iniziativa, pregevole per originalità e intelligenza, di Éric Zemmour. Solo che, mentre il popolare Manfred Weber vuole saltare l’ostacolo, Zemmour vuole abbatterlo. E questo attraverso la specificità della Francia, Stato che ha creato la Nazione, paese che ha il gusto della tabula rasa.
In Italia, nella discussa intervista sul caso Ustica, Giuliano Amato ha evocato il carattere trasgressivo della politica estera di Craxi, il quale era, effettivamente, un giocatore. Solo che, forse, con i missili che piovono dietro casa, non è più il tempo degli azzardi.