
Che il passaggio, per l’Italia e per il mondo, sia meno banale di quanto si immagini è, ormai, evidente. Per cominciare, è chiaro che la giustizia cambierà e di molto. Si tratta di trovare il bandolo della matassa perduto all’indomani delle stragi degli anni Novanta.
La rivoluzione delle manette e il protagonismo dei giudici eran già stati anticipati nella metà del secolo scorso ma nessuno avrebbe mai immaginato un pervertimento del sistema al quale si è assistito, con l’orrore di persecuzioni, distruzione di persone, carriere, imprese.
C’è chi è convinto che la giustizia dell’intelligenza artificiale sia più giusta di quella dello Stato. Ma dipende dagli uomini, e dal contesto. Non si può fare affidamento sulla buona volontà dei singoli senza sciogliere grumi di interessi, svelare complicità e reti di protezione.
Che volto avrà la mafia di fronte a un paradigma nuovo, diverso da quello globalista? Non più adeguamento e sfruttamento della dinamica globale, con la grande facilità di scambi e le illimitate interconnessioni. E nemmeno interpretazione feroce della guerra fredda, dove il pericolo comunista giustificava tanti, troppi eccessi.
L’Europa della moneta unica e, poi, quella dell’austerità, cederanno il posto ad una nuova Europa (all’Europa unita non ci sono alternative). L’economia italiana degli ultimi decenni, segnata dalle privatizzazioni, a una nuova economia. Ma non quella delle partecipazioni statali, che franò agli inizi degli anni Novanta del secolo scorso.
Pare che l’Italia debba vivere una stagione da protagonista, ma non si vedono personalità all’altezza della situazione. Nell’evocazione di una centralità del Mediterraneo si scorge qualche possibilità. Occorre fare di necessità virtù nel riprendere il controllo di questo mare.
Anche perchè nel mondo antico, delle cui vicende è stato teatro, continuano ad esserci le riserve nascoste per la rinascita dell’Occidente. Questa eredità, ebraica e fenicia, è guardata con sospetto e diffidenza in molti ambienti cattolici. Che non hanno battuto ciglio, però, di fronte all’enorme sacrificio richiesto al mondo dal virus venuto dalla Cina.