Il bisogno di D o e lo sghignazzo dell’idiota

ph Thomas Verleene on Unsplash

Lo dissero tanti anni fa: la nostra è la società dell’informazione. Ancora prima avevano detto: è l’era della comunicazione. Poi parlarono di villaggio globale. Infine, di globalizzazione. E’ vero: i mezzi si sono moltiplicati. Dalla televisione alla messaggistica, dai telefoni intelligenti alle fotocamere. Ma a scomparire sono stati i fini. I fini sono quelli della domanda, che oggi fa un pò sorridere, anche se richiama i grandi temi del bisogno di Dio o del senso della vita, chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo? Risucchiati nel vortice delle informazioni senza notizia, nel gorgo dei sorrisi falsi, della bugia che travolge tutto, trionfante come lo sghignazzo dell’idiota. Il celebre giornalista Walter Lippmann, nello straordinario saggio “L’opinione pubblica”, spiegò, malinconicamente, questa cupio dissolvi: “Il nostro bisogno di infinito”. Ma il Novecento, che fu definito il secolo della psicologia, ci lascia un’altra inquietante eredità: il controllo della società passa, infatti, attraverso il monitoraggio di comportamenti e pensieri, abitudini e acquisti, spostamenti dentro e fuori casa e lo studio, mostruoso, della combinazione dei dati accumulati. Ecco perchè la psicoanalisi, così diffusa e popolare nella società americana del secolo scorso, è passata di moda. Perchè lo strizzacervelli di questo tempo si chiama Google. Resta un mistero che forse l’Italia, uno dei paesi-chiave per la comprensione della storia occidentale, aiuterà a chiarire. Come pensare, infatti, che l’innovazione tecnologica, lo sviluppo dell’impresa e la promozione della creatività umana possano essere disgiunti dalle infrastrutture materiali? Come pensare che il futuro possa essere senza ponti, senza autostrade, senza servizi essenziali legati alla salute o all’igiene? Come pensare che la interdipendenza possa essere accompagnata dal tribalismo? E non quello politico ma, ormai, anche quello culturale, etnico o di classe? Ammenocchè strade sporche e ponti crollati non indichino, nella similitudine con lo scenario apocalittico della fine del mondo antico, l’inizio di una nuova età di mezzo. Nella quale Dio, per resistere alla prova, ha scelto deliberatamente di impossessarsi della tecnica.

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