
Quando stava per finire la Repubblica dei partiti, che logorava chi non stava al gioco del potere, il presidente della Regione Siciliana indicò le forze politiche nascenti come forze centrifughe.
Il potere, che era sempre stato al centro, si spostò nelle periferie. Anche in quelle del linguaggio e, quindi, della decisione. La surrealtà del clima attuale, in Parlamento ma anche in giro per l’Italia, è propria dei momenti in cui la storia cambia direzione.
È come quando scoppiò Mani Pulite e il giudice Carlo Nordio osservò – a distanza di anni in un bel saggio – come furono i giornalisti i primi ad accorgersi che non si trattasse di un temporale bensì di un terremoto.
Nell’arco di pochi giorni le opinioni hanno lasciato il posto agli orientamenti. Anche questo evoca la prima repubblica. La Democrazia Cristiana non voleva cambiare il mondo e rifuggiva le periferie del pensiero perchè tali sono le ideologie quando – per trasformare le idee in realtà – usano o abusano del potere (che si crede debba, invece, essere dell’uomo per l’uomo).
Le decennali carenze dell’amministrazione pubblica, frutto di politiche di reclutamento miopi e scellerate, sono certificate dalla incapacità tecnica di gestire gli aiuti europei. La nuova fase origina formalmente da li. Già anni fa si intuiva come non bastassero allo Stato laureati in legge di medio livello (se tutto va bene) ma umanisti, esperti di finanza e di geografia.
Oggi si invoca un “‘fast track’ che porti nel funzionamento dello Stato un congruo numero di tecnici e manager” (Sabino Cassese sul Corriere della Sera). I quali, però, resterebbero impotenti senza “soppressione di controlli preventivi e responsabilità sproporzionate per chi decide” spiega ancora il professore ed ex ministro.
Se il centro politico ritorna centrale, altrettanto i centri urbani – le capitali – laddove nel mondo globale si volle spostare il potere verso centri decisionali diversi da quelli dove gli effetti si producono. Così dovrebbero tornare ad essere localizzate domande e risposte politiche.
Varrà tutto ciò anche per i mondi sotterranei nei quali è stato a lungo premiato chi sta in periferia? O qualcuno rischia di perdere potere se, nel mondo nascente, giammai potrà dare risposte a nuove domande?