Il filo perduto dell’Occidente

ph Mark Boss on Unsplash

Dare la colpa di tutto a Donald Trump è francamente riduttivo. Certamente l’occupazione del Campidoglio non è banale. Si tratta di una profanazione, ma l’America non è nuova a questo. La società dei consumi, l’abbattimento delle barriere pubblico-privato sono testimonianze recenti. Non va, inoltre, dimenticato che se partiti, gruppi sociali o singoli individui non hanno risposta dalla democrazia o sentono di non averla scelgono altre strade: la protesta, la piazza o l’assalto al palazzo.  

Orbene, è da tempo che la democrazia americana ha cessato di garantire promozione del merito, benessere e diritti. E l’Europa, che aveva edificato lo stato sociale, si è trovata nella stessa condizione di impotenza e ha temporeggiato con l’austerità. Gli Stati Uniti hanno, invece, tentato la strada isolazionistica. Cessando di fare politica per il resto del mondo e, quindi, di essere quel che sono sempre stati.  

La crisi della statualità prende il via con la fine del mondo diviso in blocchi, prosegue con quella del sistema di sicurezza planetario (gli attacchi alle torri gemelle e al Pentagono). Poi c’è quella della finanza globale del 2008 e, adesso, questo nuovo inquietante capitolo collegato alla pandemia che ha pesantemente condizionato le elezioni Usa.

Proprio quando si intuisce che il look non è poi così importante, ci troviamo come immagine emblematica di un fatto epocale quella di un uomo con le corna e i tatuaggi.

Si finisce così per rievocare gli anni 80, considerati gli anni del disimpegno. Nei quali Papa Giovanni Paolo II confermò il ruolo dell’Opus Dei, perchè quando il gioco si fa duro i duri scendono in campo, lo sforzo di produzione culturale dei tanti circoli di ispirazione ebraica rimarcò il senso della tradizione e della idealità per infondere nella società occidentale valori profondi. 

Vale la pena di ricordare le tante personalità della politica di quegli anni, François Mitterand e Bettino Craxi, Michail Sergeevič Gorbačëv e Ronald Reagan (di quel mondo Trump è un sopravvissuto e la sua maldestrezza va perdonata). Le testimonianze nel cinema, nella moda, nella letteratura furono superate per bellezza dall’incrociarsi di queste strade, esperienze e linguaggi diversi. Una rete che, oggi, sembra essere diventata una gabbia, nella quale dominano solitudine e incomunicabilità. Una ragione di più per guardare a quel passato, o al passato, in modo diverso.

 

 

 

Lascia un commento