
Stupisce che un cardinale parli di reati. Ci si aspetta dalla Chiesa che guardi l’uomo con tutte le sue storture, le sue debolezze. La bellezza della liberazione dal male è che prescinde da codici e leggi, è nel mistero della fede. Per questo la globalizzazione dei valori, tramontata quella dei consumi, deve mettere al centro l’individuo. Persino nella discutibile scelta dei banchi singoli, laddove per tanto tempo ciascuno ha avuto il compagno di banco, c’è la evocazione a ritrovare se stessi.
Quando con il tramonto delle ideologie le élite abbandonarono le istituzioni democratiche ci fu la separazione tra politica e cultura di cui parlò un vecchio saggio della politica italiana, il comunista Emanuele Macaluso. Oggi che il populismo ha enfatizzato questa distorsione, la politica sembra separarsi dal popolo. Forse una illusione ottica o una semplice illusione. Più o meno come quella di un cardinale convinto che il Papa possa essersi sbagliato.
La globalizzazione ha subìto una accelerazione quando i paesi occidentali hanno “ceduto” sui diritti umani, permettendo alla Cina di entrare nel mondo degli affari senza dovere più chiedere il permesso. Ma il senso dato alla storia non si può cambiare.
Noi non sappiamo se Bergoglio abbia letto L’arte della guerra di Sun Tzu (ammenoché non abbia comprato il libro su Amazon lasciando traccia). Certo chi tiene aperto il dialogo con la Cina, abbracciando un avversario, sembra avere ascoltato i suggerimenti del famoso generale. “In ogni battaglia, il metodo diretto si usa per giungere allo scontro; ma il metodo indiretto è indispensabile per conseguire la vittoria”.
Infine non dimentichiamo che nel mezzo tra Oriente e Occidente c’è quel pezzo di mondo dove se una cosa può andare storta va sempre storta: il Libano. Solo i cristiani riuscirono a dare pace e serenità alla sua capitale, la splendida Beirut. Se non si riesce a mettere insieme una comunità compaiono ovunque bande, scontri, attentati e bombe: quella che si chiama libanizzazione, un fenomeno che prende il nome da un posto. Ricostruire città è compito di tanti ma, soprattutto, dei cattolici. Forse più borghesi che aristocratici. Che saranno richiamati quando termineranno questi tempi tumultuosi.