Il problema del denaro

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I democratici continuano a presentarsi come tali perchè credono nella democrazia degli antichi, quando la libertà era nella politica stessa, si chiudeva nella polis e in essa trovava conforto, giustificazione, piacere.

La modernità ha scoperto la libertà che nasce dalla proprietà, dallo sviluppo, diciamola tutta, dal denaro. Si è felici in misura proporzionale al numero delle amanti o dei cavalli in un motore, alle complicazioni di un orologio, alla qualità di una bottiglia di vino o alle stelle di un albergo.

La ricchezza pone due questioni estreme: la prima riguarda il come. Siamo sicuri che la felicità dipenda dal denaro comunque, oppure conta soprattutto attraverso quale attività, quale contegno, quale scelta esso sia stato conquistato? La seconda questione riguarda costitutivamente la ricchezza, che è potenzialmente illimitata. L’illimitatezza del denaro è speculare all’illimitatezza dei desideri umani sia che riguardino la sfera del lusso, la ricerca di potere oppure la sessualità.

La cultura è un potentissimo antidoto alla ricchezza perchè le somiglia. Non ci sono limiti alla conoscenza perchè nessuno potrebbe mai contenere dentro se stesso le biblioteche che ci sono nel mondo e, soprattutto, nessuno potrebbe rielaborare dentro di se tutto quello che è stato pensato, scritto e riscritto nel corso dei millenni. Non avrebbe una testa sufficiente ma neanche un cuore tanto grande. Non c’è sete di conoscenza che possa essere interamente soddisfatta.

La politica antica muore di verità, essa è la cicuta stessa bevuta da Socrate. Quella moderna muore per i suoi eccessi. Che l’Europa cerca di imbrigliare attraverso il rigore, il richiamo all’ austerità, traduzione politica del katechon cristiano, quasi che il problema dei conti fosse l’eterno problema dell’ uomo.

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