Pensiamo alla fine del produttore che ha cambiato traiettoria alla storia del cinema, rivelatosi, poi, una specie di dittatore del sesso. Con lui finisce il cinema inteso come strumento di potere e, a questo punto, anche di piacere. E che dire della televisione, importata, quella a colori, in ritardo dagli Stati Uniti, che rese più unito un paese reso a volte invivibile dalle sue caste, privilegi, arcaismi e grettezza infiniti. Certo quella generalista resisterà, ma difficilmente a qualcuno sarà ancora possibile, attraverso la televisione, creare fortune, inventarsi partiti politici o, persino, farsi votare leggi da un parlamento a proprio uso e consumo. Le regole della politica nata nella Grecia antica sono ancora quelle, ma il potere dei partiti di massa è oggi nelle mani di singoli e le masse sono senza potere. Purtuttavia questo mondo in dissoluzione, nato, a sua volta, dalla dissoluzione dei totalitarismi dell’ ovest e dell’ est, non riesce a occultare quella foresta – cresciuta a dispetto di qualche albero caduto – che è stata l’ edificazione di un mondo più libero e aperto. La rete ha molti lati oscuri e, come certi cattivi maestri, può fare di peggio, ma ribalta l’ unilateralità propria del cinema e della tv. Spariti i partiti organizzati nati proprio nel Novecento, sono, adesso, gli stili di vita, i gusti sessuali e le credenze profonde a unire le persone. E ovviamente il denaro, perchè il futuro porterà ancora l’ inconfondibile marchio dell’ America.
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