Cattiva maestra televisione si intitolava un saggio di Karl Popper, il filosofo difensore della libertà. Ma quando lo scrisse, non erano ancora noti i lati oscuri della cosa che stava per nascere: la rete con le sue fake news, l’ odio e la volgarità. Internet insegna che c’è sempre una maestra peggiore di un’ altra. L’ elogio della televisione generalista fatto recentemente da un imprenditore del settore ricorda tante cose. La televisione a colori arrivò in Italia accolta con diffidenza e quella commerciale ancora più tardi e con maggiore diffidenza. Ecco perchè ora che altri media le si affiancano, difficilmente la cancelleranno. Quella pubblica contribuì all’ unificazione di lingua e stili di vita. La vituperata televisione commerciale rappresentò l’ Italia dei suoi tempi. Per continuare a rappresentarla e raggiungere il ventre della nazione, dove i colossi planetari mai potranno arrivare. Ma il commercio ha il limite che non può catturare ciò non fa guadagnare. Ecco perchè la televisione pubblica deve tornare pubblica nel senso più pieno del termine. A cominciare dall’ intestarsi la difesa della lingua, che subisce aggressioni e umiliazioni continue. La televisione di Stato torni a difendere la lingua italiana e con essa tutte le altre tradizioni nazionali, a cominciare dal teatro d’ Opera. Indietro tutta, quindi. Per tornare a un gusto nuovo, alla sobrietà e all’ educazione. Educare il telespettatore invece di inseguirlo, perchè quello è il mestiere del venditore che fa bene a fare la sua parte. Mentre sbaglia la televisione pubblica se non fa bene la sua.
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