La dolce metà della destra

ph Lachlan Gowen on Unsplash

La sinistra guarda al futuro come cambiamento del presente e, infatti, si chiamano progressisti. Non è solo questo, ci mancherebbe. Ma si è veduto come, a far data dalla fine del comunismo in un paese solo, il mondo capitalista e liberale abbia avuto difficoltà ad individuare la strada per questa cosa. A lungo si immaginava una terza via, ma non ha funzionato. La segretaria del Pd sembra una meta. Che sia donna, però, non è una novità e, ora, le donne che contano sono (almeno) due.

Figure che, spesso, restavano nell’ombra pur avendo influenza (Leonardo Sciascia detestava i crocicchi in cui si ordivano trame e si complottava) escono allo scoperto quando la guerra rende palese che l’uomo è anche (purtroppo) volontà di imporsi con la pura forza bruta (la guerra in Europa smentisce la teoria della fine della storia, ma va detto che il saggio di Francis Fukuyama ha spiegato tante cose che oggi sarebbero incomprensibili se non le avesse scritte).

L’auspicio è che molti, i quali continuano a guardare a quella metà del mondo in cui non solo non c’è libertà ma dove non si crede nella libertà, si convincano che una personalità come Elly Schlein non avrebbe potuto formarsi ed affermarsi in luoghi diversi dall’Occidente.

Gli obiettivi di una coesistenza pacifica e la capacità di attrarre e contenere sono più una sfida per la sinistra che per la destra e, adesso che il quadro sembra definito, comincia la vera partita. Non sarà un conflitto per avere un vincitore o una vincitrice ma quella operazione che, nel secolo scorso, fece incontrare cultura e politica.

Soltanto con il reciproco riconoscimento di personalità diverse e, poi, di comunità e gruppi sociali si possono neutralizzare le spinte disgregatrici o la violenza. Giorgia Meloni ed Elly Schlein possono guidare la pacificazione nazionale, o persino indicare prospettive più ampie, pur essendo che più diverse non si può. Anzi, proprio per questo il viaggio diventa esaltante, assumendo il rilievo di una sfida.

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