La foresta che cresce

ph Alex Grodkiewicz on Unsplash

Rivoluzione può significare un vasto mutamento in una situazione preesistente, che può avvenire con lentezza e senza violenza. È quello che sta accadendo, zitto tu e zitto io, senza che nessuno lo veda, come le cose troppo vicine o troppo lontane.

I dati accumulati dalle grandi centrali informative globali sono una foresta cresciuta nel silenzio, che seguita a crescere, alimentata da tutti noi, spesso inconsapevolmente. A volte c’è una emergenza: un incendio, un terremoto o una frana, anche come metafora. E allora viene resa pubblica. Ma lo aveva già detto Lao Tzu: Fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce.

Nel mondo che cambia, le strutture immaginarie di cui ci serviamo per orientarci, per godere dei beni che il mondo ci offre o anche solo per essere rassicurati, sono state realizzate nell’Ottocento. Esse sono state messe in discussione e, in molti casi, revocate nel Novecento.

Il secolo in cui viviamo sta, invece, realizzando le infrastrutture. Anche queste sono immateriali. Infra – struttura, una costruzione che sta sotto, come tutti i mondi e sotterranei e nascosti. Come le Catacombe dei Cappuccini, che i turisti, spesso, non hanno il coraggio di visitare quando sono a Palermo, la capitale della Sicilia i cui abitanti con la morte sono abituati a darsi del tu.

Ma infra significa anche tramite, e quindi, la struttura serve per unire: il ponte, l’infrastruttura per eccellenza. Fare un ponte richiede un’altissima legittimazione. Quella, appunto, di un Papa, un Pontifex: colui che, per mestiere, costruisce ponti, dal latino pontem facere. È solo che questa parola, ponte, evoca pure il mito greco di Πόντος, la divinità primordiale del mare.

La terra era diventata mare nel secolo scorso, lo aveva intuito Carl Schmitt. Avendo seguitato a costruire ponti non più sull’acqua ma nell’etere, collegando fatti e nomi, persone, cose e date, è come se avessimo posto il mare al posto del cielo e viceversa. Come se avessimo, in fondo, messo il mondo sottosopra. Che però, a ben guardare, è esattamente quello che accade durante le rivoluzioni.

 

 

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