La forza della gravità

ph Marcos Paulo Prado on Unsplash

A cosa rimanderebbe il presidente di garanzia e, ad un tempo, di governo? Cosa indicherebbe un politico prestato alla tecnica se non quel potere che ordina e decide proprio delle fondazioni o delle rifondazioni? E di che fondazione parliamo? La gravità del caso indica Cesare o una rinnovata edizione della Res Publica Christiana che è l’Europa e tante altre cose che sono dentro di noi?

La nuova localizzazione e la costruzione possibile di un ordinamento generato dalla paura della morte vede un fenomeno già visto che tocca uno dei luoghi più sensibili della terra: quel Vicino Oriente che, per gli americani, è anche il punto di equilibrio tra Oriente e Occidente e, quindi, è Medio Oriente, Middle East.

I razzi e le bombe ma soprattutto la violenza nelle strade, la localizzazione del conflitto. La forza della gravità, amplificata dalla paura di perdere l’identità ovvero la sensazione più vicina alla paura della morte.

Fa più orrore un pugno sferrato in una stradina di San Giovanni d’Acri che un palazzo che crolla a Gaza. In fondo è la stessa violenza scatenata nelle risse tra i condomini dei nuovi quartieri milanesi, nelle piazze di Londra o a Mondello, la spiaggia più amata dai palermitani.

La Spagna ha deciso di affrontare la pandemia in modo autonomo rispetto al resto d’Europa perchè il tradizionalismo si oppone al dominio della tecnica. E il rispetto del sacro permea anche l’amministrazione, la decisione. Se qualcuno ha messo un piede in Cina prima che la porta si chiudesse del tutto, altri hanno detto l’ultima parola prima che Internet finisse di offendere Dio.

Si tratta, in altre parole, di un difficile atterraggio, della ricerca di un centro di gravità permanente che non mi faccia mai cambiare idea sulle cose sulla gente, come cantava Franco Battiato. Oggi che siamo diventati quello che il poeta siciliano aveva previsto, ci limitiamo ad un andrà tutto bene.

Dopo la tempesta, l’aereo toccherà terra e ci saranno scossoni dopo le turbolenze e ci sarà ancora chi maledirà il pilota. Ed è un peccato che non si usi più come un tempo, quando, a Punta Raisi, i passeggeri – informati di quanto fosse difficile affrontare quella pista – battevano le mani in un applauso liberatorio, una volta certi di aver avuta salva la vita.

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