La grande lezione di Cristo

Il Salvator Mundi (particolare)

Tempo fa un sacerdote di grande acume, di sicura intelligenza, di raro riserbo e di composta passione mi confidò, inconsapevolmente, la sua impotenza rispetto al mistero della croce. Non certo rispetto al suo simbolismo che non è una questione di fede, ma di scienza. Quanto, piuttosto, all’ indicibile che contiene il sacrificio di Cristo. Si tratta di una sostituzione, come nel celebre kolossal Titanic, scelto l’ anno scorso per la conservazione nel registro alla Biblioteca del Congresso in quanto “culturalmente storico e significativo” lui mi ha salvato, in tutti i modi in cui una persona può essere salvata. E’ solo che la portata del sacrificio di Cristo non ha eguali nella storia dell’ uomo. Questo spiega perchè un grande filosofo cattolico del secolo scorso abbia sostenuto con convinzione che solo Cristo rende liberi. Liberi dal peccato, che cosa incredibile. Il nostro tempo pretende di anestetizzare il sentimento. Il filosofo Byung-Chul Han ha dedicato molti studi a questo fenomeno. Esso riguarda non solo la sfera del piacere ma anche quella del dolore. La morte del giovane medico vicino Palermo, accaduta recentemente, è stata spettacolarizzata in maniera ingiustificata, immotivata. Usata come pretesto, come si diceva una volta, è stata strumentalizzata. La grande studiosa americana della fotografia Susan Sontag ha dedicato un saggio a questo problema, Di fronte al dolore degli altri. Friedrich Nietzsche provava collera per la mancanza di rispetto della dimensione privata, per la violazione dei luoghi segreti dell’ anima. In essa può essere nascosta la capacità di immedesimarsi, comprendere il dolore degli altri. Non è niente rispetto al sacrificio di Cristo, ma è già qualcosa.

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