Ricordare oggi che George Walker Bush diceva “in politica occorre la visione, o come si chiama”, serve a rimarcare che la parentesi intellettualistica di Obama è stata, per l’ appunto, soltanto una parentesi. Primum vivere, sembra, invece, aver detto Trump. Quell’ adagio latino gli americani lo hanno capito bene per chiedersi, poi, “Are We Rome?”. Domanda alla quale non verrà data risposta, come a Trump nessuno chiederà scusa per non avere capito le intenzioni del simpatico e bizzarro palazzinaro di Queens. Ma la nuova Roma è sempre oltreoceano, l’ impero colpisce ancora. Il presidente ha abbassato le tasse sulla produzione rivolgendosi a quelli come lui, alla élite ricca e intraprendente, che è ricca proprio perchè intraprendente. L’ euforia della borsa e delle borse significa che il messaggio è pervenuto. Tutto il pianeta torna a guardare a New York, capitale del mondo non solo finanziario, dove il futuro è adesso; compresa l’ Italia, paese dove la crescita, finora, riguarda le imprese più solide, mentre gli altri devono salire sul treno in corsa del rischio e del profitto che è anche quello degli sprechi e dell’ iniquità. Dagli anni 80 a oggi la musica non è cambiata, stiamo solo assistendo all’ ennesima variazione sul tema. Tutto cambia perchè tutto resti com’è, frase tutta siciliana che rende una idea tutta occidentale: se la storia è fatta di cesure, solo l’ euforia effimera e un pò bugiarda può restituirci il lieto fine.
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