La paura dentro di noi

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La paura della svolta autoritaria, dell’uomo forte, non è altro che la paura della verità, o una delle nostre paure proiettate, mascherate, rimosse. La democrazia è una questione delicata, ma ormai se ne occupano le aristocrazie del denaro e della cultura. Resta la paura che è dentro ciascuno di noi e che rimanda, persino, alla paura di Dio. Lo chiamano autoritarismo o fascismo, ma il sovrano scelto da forze superiori è nella storia della politica, della civiltà, e la stessa presenza divina nel sovrano riflette quella presenza in ogni uomo, anche quello dimenticato e reietto. Di diversa natura sembra il rischio del totalitarismo. In quel caso, l’uomo tende a smarrire la propria individualità, il suo essere in-diviso (ma recupera sicurezza se la sua individualità non avrebbe altrimenti la forza di resistere). Il totalitarismo del nostro tempo, che qualcuno ha deciso che governasse la vita della gente, si oppone ai rischi autoritari. Il ribaltamento di pubblico e privato è, infatti, fondamentalmente, una profanazione. Desacralizzando la politica, si riduce essa stessa ad una tecnica. Nel torpore del mondo interconnesso, la magica e terribile relazione tra re e suddito, tra capo e masse diventa impossibile. Le bugie e la censura fanno parte del gioco. Non è più il tempo degli eroi.  Ma l’orrore della pubblicizzazione della vita e del sentimento è un male necessario.

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