La proprietà nega la comunicazione

Il nome che non si dice è quello della persona amata, il pudore è la forma più alta di rispetto. La proprietà, che si manifesta nell’ atto di possedere carnalmente, nega persino la comunicazione e, quindi la condivisione, uno dei concetti chiave della grande ragnatela globale. Gli psicoanalisti invitano, a volte, a pronunciare il nome che non dice: proposta indecente che mira ad abbattere le ultime barriere che separano l’ uomo da se stesso.  Internet, con i suoi tanti lati oscuri, è parte della stessa cultura.  Qualcuno confessa tardivamente quello che l’ aristocrazia del mondo ha sempre saputo: questo male necessario, figlio degenere della paura che si è insinuata nella mente e nel cuore degli uomini dopo la caduta dei muri e le nuove minacce della interdipendenza globale, avrebbe finito per danneggiare la società e gli individui che la compongono. Speriamo che non siano altrettanto tardivi i primi timidi tentativi di arginare questa deriva nel più colto e bello tra i paesi dell’ Occidente, come la proposta di legge che limiterebbe l’ uso della tecnica per controllare la vita privata delle persone, siano esse o meno meritevoli di questa sottile violenza. Il privato non è solo cosa facciamo o diciamo al riparo da occhi e da orecchie indiscreti, ma si presume che sia il profondo del cuore di ognuno di noi. Esso non merita di essere lasciato in balia di quella macchina mostruosa che è lo Stato e dei tristi manichini che sovrintendono ai suoi ingranaggi.

ph Sunyu on Unsplash

 

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