La società civile è lo spazio, non solo urbano, degli scambi

Il drastico ridimensionamento di contributi ad associazioni, in Sicilia, colpisce quelle legate alla cosiddetta antimafia. Che si tratti di una scelta politica, anzi di quella per eccellenza quale è la scelta di destinare – in modo diretto – risorse della comunità a un singolo, non c’è ombra di dubbio. Qualche dubbio sorge – dato il taglio generalizzato – rispetto all’ idea che si tratti di una manifestazione di ostilità. Piuttosto, la scelta del governo della regione siciliana riporta alla domanda su cosa sia la società civile. I palermitani scesi in piazza all’ indomani delle stragi erano la società civile. Ma non erano società civile in quanto protestavano o rappresentavano la propria indignazione. Quanto perchè vedevano minacciate condizioni minime che rendono una comunità quello che si chiama società civile. La società civile è, infatti, lo spazio, non solo urbano, degli scambi materiali e immateriali, della sperimentazione e del confronto. Fare parte della società civile significa impegnarsi per un utile individuale, intraprendendo e creando, poi, opportunità per gli altri. Ma, anche, associarsi ad altri per un fine comune, anche di carattere sociale o umanitario. Fare parte della società civile significa essere partecipi della vita culturale della propria città. A volte, andare a teatro può essere, persino, un dovere, come quello del cristiano di andare a messa. Tant’ è che il teatro d’ opera viene considerato un tempio laico. Leggere il giornale era considerata da Hegel la preghiera dell’ uomo moderno. E continuerà ad essere percepito come dovere fin quando il giornale di carta non sparirà. La questione è più seria di qualche decina di migliaia di euro in più o in meno.

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