
La sinistra avrebbe, prima o poi, prodotto un partito radicale di massa, sosteneva il più importante filosofo cattolico italiano del Novecento, Augusto del Noce, citato da Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della Sera.
Questo potrebbe accadere se non dovesse nascere a sinistra un partito dei territori e tanto vale, a questo proposito, ricordare la brillante intuizione di un autorevole esponente della sinistra italiana che definì la Lega una costola del movimento operaio.
Se invece non dovesse nascere o rinascere un partito cristiano di massa, sarà un partito conservatore che, d’altra parte, è stato un sogno a lungo coltivato, attraverso formule come il partito della Nazione.
Oggi può avere fortuna e fare la fortuna, se messo nelle mani giuste, di un Paese da troppo tempo aggredito – dall’esterno e da complici interni di forze disgregatrici – nelle sue istituzioni, nel privato dei suoi cittadini, nelle tradizioni e nell’identità, cioè di un Paese aggredito in quanto Nazione.
La forza di queste idee non è appariscente ma è segretamente attrattiva, essa ha generato, per lungo tempo, maggioranze silenziose e c’è chi, come Indro Montanelli, non si vergognava, dall’alto della propria autorevolezza, di votare turandosi il naso.
C’è poi inevitabilmente da domandarsi quale sia il senso delle leadership femminili che, forse, va trovato dove finora non si è cercato. Elly Schlein sembra incarnare, probabilmente anche sul piano personale, la ricerca di una identità politica che, nella sua parte, è apparsa finora frammentata.
Alla domanda se si senta l’anti-Meloni, Elly Schlein ha risposto di essere sempre per e non contro: un approccio tutt’altro che banale, se solo si pensa a quanti guasti abbia prodotto a sinistra la resa senza condizioni alla cultura giustizialista.
Da un lato c’è, quindi, la leadership conservatrice (e paziente) di Giorgia Meloni, la quale ambisce ad andare al di qua e al di la del fascismo e, dall’altro, la possibile formazione di un soggetto aperto al dialogo e alla collaborazione.
Sono ipotesi ma c’è una certezza: donne al potere susciteranno, a contrario, la riscoperta della virilità come valore e, magari, modelli maschili più coerenti e generosi di quanto si sia visto sia nel secolo scorso che nel recente passato.