Le tessere, i fucili e il fattore X

ph Alejandra Rodríguez on Unsplash

Ucraina, U-kraine, U crying, You are crying: al momento ci sono le lacrime. Ma, una volta che si saranno asciugate, faremo i conti con la storia. E l’Italia si troverà in mezzo, come sempre.

Quando il mondo finì in macerie, in Italia si passò dai fucili alle tessere. Spiegò bene Giorgio Galli, il politologo che amava l’esoterismo, nel suo manuale di storia dei partiti politici italiani.

Oggi in Italia le tessere di partito sono poche, come poco è ciò che resta della politica organizzata. In compenso tornano i fucili o quello che sono, spediti dall’Italia e dalla Germania e dagli altri.

Vladimir Putin ha detto una cosa chiara: alla Russia come la vogliono lui e quella élite di cui è portavoce non intende rinunciare, a qualunque costo. E la maggioranza dei cittadini della nazione che rappresenta è con lui.

Ciò rovescia ogni prospettiva politica, geopolitica e umana di quelle che abbiamo conosciuto dalla caduta dei muri al 24 febbraio 2022. Un tempo si chiamava fattore K, neologismo coniato dal celebre giornalista Alberto Ronchey, direttore della Stampa e grande ministro dei Beni Culturali.

Oggi è un fattore X. Allora come oggi, quel mondo enigmatico, Urss prima Federazione Russa poi, permea la vita politica, economica e culturale del nostro Paese. Entra nelle menti e nei cuori di tanti.

A proposito di fucili che nel frattempo sono diventati bombe a grappolo, droni, mine e varie mostruosità, si indagano le cause di questa crisi e si cercano i responsabili. Perchè se è vero che c’è un aggressore, è altrettanto vero che i custodi della pace hanno fallito.

Crisi economica e corsa alle armi sono una miscela pericolosa. Questo è fin troppo evidente e, infatti, si troveranno soluzioni, non precipiteremo in un abisso come quello cui assistiamo in Ucraina.

Identificare un nemico non significa assegnare alla Russia o a Putin le colpe del mondo ma indicare quale sia la strada da non percorrere in modo categorico.

Gli orrori di Bucha e Kramatorsk richiamano tanti stereotipi del passato, quando si diceva che i comunisti mangiano i bambini o la logica del tanto peggio tanto meglio. E la disinformazione del Cremlino è sempre quella, fondata sulla teoria della doppia verità.

Ma si usarono le tessere per fermare tutto questo. E i fucili rimasero negli armadi.

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