Le ultime file e la coda del cane

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Il padrino con le Hogan, la parlata modda, sono un falso d’autore. Ammesso che l’abito faccia il monaco, il potere è sempre altrove. Si entra in una stanza, ma la chiave della porta ce l’ha un altro. Come se la coda potesse dimenare il cane. Con questo non si vuole certo dire che a Castelvetrano del Golfo, a Salemi o Villalba ci siano meno bellezza, meno intelligenza, meno verità, meno autenticità, meno coraggio che altrove, anzi.

Ma se si è periferia o, peggio, periferia della periferia – ricordo il filosofo Étienne Balibar a una conferenza preoccuparsi se, nelle ultime file, si sentiva – se si è, in quanto isola, isolani, isolati, sopravvissuti alla storia, ancora mondo antico dopo secoli dalla rivoluzione cristiana, la soluzione non è quella.

A galantuomini ehm del quotidiano la Repubblica suona strano che nel Sud del Sud d’Italia dicano che la mafia è a Roma. Ma questa cosa si dice da sempre, come a Resuttana, il quartiere di Palermo di più recente urbanizzazione, 40 anni fa: i veri mafiusi sunnu iddi.

E’ quasi banale rimarcare che la collusione è più grave in proporzione alla distanza dall’epicentro mafioso. Se dove è nata e cresciuta la mafia essa è necessità, a Roma, Milano, Londra Dubai è scelta.

E, adesso, il rischio è che il mondo della mafia o delle mafie, che è fatto in larga parte di soggetti deboli, si saldi con quel che resta della sinistra.

Insieme con gli amici degli immigrati che non sanno risolvere il problema dell’immigrazione resuscita un partito degli esclusi, come è stato per tanto tempo in Italia. Una paese diviso in un mondo diviso, dove tra chi avrà il potere rischia di perdere chi è stato più umano.