L’instabile equilibrio di una capitale

Santi Oliva, Elia, Venera e Rosalia (particolare) tempera su tavola, fine XIII – XVII secolo, cm 59 × 42, prov. chiesa di S. Maria dell’Ammiraglio (la Martorana), dono Conte Tagliavia, Palermo

Un imprenditore edile, conoscitore smaliziato di Palermo e delle sue dinamiche, spiegava anni fa senza troppi giri di parole il nodo vero della politica cittadina e l’origine delle difficoltà di amministrare la quinta città d’Italia.

Intorno al Comune di Palermo, infatti, ruotano interessi.

Ecco perchè sa molto d’antico la crisi in cui è avviluppata, ancora una volta, la splendida città del Mediterraneo, nella quale nascono mode culturali e fenomeni politici che fanno breccia anche dove non diresti, assurda, cinica ma, in fondo, pervicacemente attaccata alle sue radici.

Anche se c’è di più (e anche di meno) rispetto all’epoca dei costruttori.

Mettiamo che il Comune è un tavolo con quattro gambe e la prima a spezzarsi è stata quella dell’etica, una volta scoperto l’ennesimo verminaio e messi agli arresti consiglieri, burocrati e piccoli imprenditori.

Fa sorridere un pò la dimensione provinciale se si pensa al passato, così profondamente contaminato dall’America e dai suoi eccessi. Mancano i volumi. Diciamo che, nella volgarità novecentesca che abbiamo tutti subìto a Palermo, c’erano, comunque, una certa ambizione, un orgoglio.

Poi è, definitivamente, saltata la gamba della buona amministrazione. Le bare accatastate e sfregiate dall’acqua e dal fango in un antico cimitero e le auto che navigano lungo la Circonvallazione, strada simbolo delle imperfezioni e incompiutezze (e dire che Palermo ha mortificato i fiumi che l’hanno nutrita in passato) segnano un punto di non ritorno, se non altro sul piano della percezione.

Infine, ecco finalmente arrivata anche la crisi dei rapporti tra giunta municipale e consiglio comunale. Le divisioni, che cominciano a diventare sempre più marcate tra i partiti rappresentati a Sala delle Lapidi, non testimoniano la fine del progetto per la città, ma quella del modello.

via Trinacria al buio

È, infatti, il sindaco leader, eletto direttamente dai cittadini, che non ce la fa più. E, a questo punto, poco importa se sia il professore di diritto con cultura umanistica che tesse relazioni internazionali, l’uomo del popolo che ha percorso tutti i gradini della carriera politica partendo da zero o, magari, la cittadina o il cittadino come tanti, che conosce i problemi degli altri perchè li vive in prima persona.

In fondo, è entrato in crisi il populismo, del quale il cesarismo su base municipale è stato una delle sue declinazioni. Ecco, quindi, saltata la terza gamba. Ricominciando a costruire muri, a partire da quello tra Oriente e Occidente e proseguendo con quelli fatti di mascherine e distanziamento sociale forse torneremo alle correnti e alle spartizioni.

Rimane in piedi una quarta misteriosa gamba che non riusciamo bene a identificare. Sulla quale si regge non si capisce come una grande città piena di problemi di tutti i tipi. Siamo in grado di percepire come tutto sia, in questo particolare momento, in una sorta di instabile equilibrio. Dal quale può scaturire qualsiasi cosa, un nuovo paradiso oppure l’inferno, come quello nel quale è piombata un’altra leggendaria capitale, alla quale ci lega la comune origine fenicia: Beirut.

 

 

 

 

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