Lotta per la sopravvivenza

Palermo

Il modello americano ha cambiato la faccia della terra. Meglio il democratico condominio, l’orrore di vivere uno sopra l’altro, che la proprietà col padrone, i suoi amici, la servitù e i guardiani a separare ciò che sta dentro da ciò che sta fuori: il più difficile dei compiti.

Ma una qualunque delle grandi città italiane, che restano le più belle del mondo, quasi sempre amministrate da inetti o da prestanome di prestanome, non è un luogo molto diverso dall’inferno. La gioia di costruire, quando l’edilizia va tutto va, ha lasciato il posto alla tristezza. Le strade per raggiungere posti oggettivamente brutti sono percorsi che ispirano il male, il delirio e la follia.

Marciapiedi rotti invasi da deiezioni di cani, fiori morenti. Mio nonno teneva le mani incrociate dietro la schiena prima di attraversare la strada, di fronte alle strisce, e quando le portava davanti dava il segnale agli automobilisti che stava per passare.

Oggi è una lotta per la sopravvivenza, il pedone ostacola i vincitori. I nuovi potenti hanno vinto barando, vendendo carne umana. Il trionfo della idiozia sulla saggezza, del distruggere sul fare, si materializza in enormi automobili, versione postmoderna dell’autoblu, espressione di un potere volgare che non tiene conto degli altri perchè agli altri non ha da rendere conto.

Lasciano la scia di un puzzo acre, insopportabile. E, poi, il rombo di moto che sfrecciano a velocità folle. Perchè non istituire centri di ascolto, pagare terapisti per spiegare a questi piloti che hanno un problema, che si chiami asocialità piuttosto che narcisismo? Obbligarli a curarsi, perchè la loro condotta danneggia, presumibilmente, la vena creativa degli altri. Fino a sottrarre punti di prodotto interno lordo al Paese.

 

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