Forse è troppo sottile il confine tra molestia e corteggiamento, ricatto e convenienza; varia da ambiente ad ambiente, da paese a paese e soprattutto da persona a persona. Potremmo, allora, sintetizzare la nuova domanda di tutela delle donne che, più o meno spontaneamente, scaturisce dalla società in una rinnovata domanda di mitezza: questo sentimento, così segretamente complesso, è, in poche parole, “lasciare essere l’altro per quello che è”. Se l’ altro, in questo caso l’altra, desidera restare quello che è e non essere la tua amante, lasciare che lei non lo diventi. La domanda, legata al tema del rapporto tra i sessi si estende a quello del rispetto della persona umana e finisce per essere questione politica rispetto ai diritti del bambino, dell’ anziano, del detenuto o dell’ ammalato. E la responsabilità? Dov’è finita, invece, la responsabilità, che consiste nell’ agire sapendo quali conseguenze abbiano le proprie azioni? Di chi è la colpa se una città ha servizi fatiscenti? E’ tollerabile che un sindaco dica “questo dipende da chi c’era prima” oppure “l’assessore sarà sostituito” quando, una volta che si fosse candidato e fosse poi stato eletto, ben sapere avrebbe dovuto cosa avrebbe trovato e, poi, dimenticando, nel dare la colpa a un altro, che la capacità di un uomo di potere sta principalmente nella scelta e motivazione dei propri collaboratori? Lamentarsi della pletora di parlamentari con grane giudiziarie diventa un gioco sterile se continua quello delle candidature sbagliate. Forse sarebbe il caso di imputare a soggetti nuovi la responsabilità di permettere l’ accesso a cariche pubbliche a chi ha commesso o commetterà atti eticamente riprovevoli o, peggio, contrari alla legge. Sanzionare, per esempio, le organizzazioni che candidano costoro: quei partiti che sono stati distrutti tanto tempo fa, senza tenere conto delle conseguenze. Cioè in modo irresponsabile.
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