Paese bambino

ph Juliana Malta on Unsplash

Cosa dire se gli studenti della Statale di Milano, l’ università modernissima della tollerante metropoli europea, vengono presi a manganellate dalla polizia perchè contestano una scelta che li riguarda? E come commentare quello che accade nella coltissima Firenze, città-faro planetario della civiltà, dove il sindaco fresco di barbiere viene coperto di sputi dagli immigrati a seguito di un episodio che desta sconcerto e perplessità? Gli studenti non capiscono più chi sceglie per il loro futuro e chi sceglie per il futuro degli studenti finisce per non capirli. Gli immigrati sono il mondo che ci guarda da sempre, guarda i nostri canali televisivi che riflettono le nostre scelte i nostri desideri i nostri valori, le nostre vetrine, i nostri campioni e che ora comincia ad odiarci perchè noi abbiamo cominciato a odiare loro. Ma se italiani di diversa generazione – dentro l’ accademia – si voltano le spalle, se padri e figli non si parlano o persino non si conoscono più allora c’è un difetto di trasmissione del sapere, della cultura, c’è un problema di storia, perchè la storia è un filo che non si interrompe e se rischia di interrompersi è un problema. Se persone nate altrove cominciano a soffrire il clima del nostro paese, l’ atmosfera incupita dalla diffidenza o, peggio, dal rancore, allora c’è un problema di geografia. Storia e geografia, due materie che si studiano da bambini, quasi che il paese che le urne han fatto venir fuori non avesse emesso niente di più che un vagito. E che, adesso, deve cominciare a parlare, camminare e far di conto.

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