Il vincitore nelle urne è quello che non c’è. Rimarcare il ruolo del capo dello Stato è un esercizio retorico, la excusatio non petita di chi mentiva sapendo di mentire quando evocava il premier scelto dai cittadini che non c’è mai stato e il famigerato ribaltone, una cosa banale in un sistema politico parlamentare. Moralmente riprovevole, ma non in politica dove le leggi della morale non contano per legge. E’ un fatto di quelli che la scienza della politica analizza comparando i dati che il bipolarismo, in Italia, ha retto attraverso due coalizioni tendenti al centro politico: cosiddette mezze ali. Due blocchi sociali si sono contrapposti trovando ciascuno la propria convenienza. Diversi nei sentimenti, nelle idee, nella cultura, nelle prospettive, ma egualmente capaci di isolare le estreme. Oggi, invece, le due mezze ali sono diventate ali. Radicali, meravigliosamente capaci di rappresentare in un discorso, una intervista o in un tweet le pulsioni profonde di individui, comunità e regioni di un paese complesso come l’Italia. Capaci di tradurre in decisioni questi sentimenti? Se il sistema non delega al capo, se un partito non ha la forza di formare un governo, o una coalizione che lo faccia, la politica cambia direzione, perchè la politica è l’ arte del possibile. Fino ad arrendersi al potere implacabile della mediazione, che, poi, diventa compromesso, prima nobile poi un pò volgare, spartitorio, perchè nessuno vuole andare a casa appena arrivato a sedersi sui comodi divani di Montecitorio. Ali o mezze ali è di nuovo palla al centro.
Utilizziamo i cookie per essere sicuri che tu possa avere la migliore esperienza sul nostro sito. Se continui ad utilizzare questo sito noi assumiamo che tu ne sia felice.Ho capito!Leggi di più