Pandora e il vaso di Internet

Il nostro tempo assiste all'apertura del vaso di Pandora
Arthur Rackham “Pandora apre lo scrigno” (particolare)

Siamo arrivati alle serate horror, agli eventi in luoghi abbandonati di periferia: si fa per scherzo. Ma la Procura ha pensato, per il momento, di sequestrare tutto, non si sa mai. Forse perchè una simulazione della paura può essere, in fondo, innocente, ma non lo sono i gesti di quanti confondono realtà e immaginazione, giovani o, anche, giovanissimi che uccidono poveri o deboli, come il clochard di Piazzale Ungheria, Aldo. (leggi Chi ha ucciso Aldo?) Oppure quelli che violentano donne indifese e, poi, festeggiano la violenza.

Tutto era confinato nella finzione del grande e piccolo schermo ma, adesso, il coperchio è stato squinternato, i fantasmi sono scappati e fanno danno ovunque come nella celebre sequenza di Ghostbusters, il film del 1984 diretto da Ivan Reitman. Si viaggia da un luogo all’altro del pianeta, ma anche da un device a un altro, si accende un televisore e si mette in pausa un pc. Lo smartphone è l’appendice della corpo ma, in un mondo in cui i fantasmi del Novecento sono stati rimessi in libertà, si rischia di rovesciare questo assunto e, quindi, il mondo di Internet, le immagini, i brevi o brevissimi filmati superano, in una assurda gara, il film della propria vita.

Avevamo pensato che telefoni intelligenti, telecamere, la tecnica, insomma, avrebbero impedito il male. Essi stessi si sono rivelati un male necessario, ora che il secolo della psicologia assiste allo scoperchiamento del vaso di Pandora. La società sorvegliata ha, quindi, nell’uomo e nelle sue storture e debolezze il suo limite. Ma conserva anche la sua forza, perchè se un algoritmo non è in grado di distinguere tra bene e male, solo a una persona in carne e ossa in grado di rispondere si può fare una domanda. Magari evitando di chiamarla al cellulare, verrebbero a saperlo.

 

 

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