L’ ottocentesco paradiso delle signore è diventato artificiale
Chi si indigna per le aperture dei negozi nei dì di festa, dopo avere digerito l’ orario continuato, non sa che l ‘ imperatore Giustiniano, pur avendo prescritto che la domenica, venerabile giorno del sole, si riposassero i magistrati e i cittadini e si lasciassero chiusi tutti i negozi, consentì alla gente nelle campagne di continuare legalmente il proprio lavoro “perché spesso capita che non si possa rimandare la mietitura del grano o la semina delle vigne”. E quindi una deroga era concessa affinchè “non vada perduto il momento opportuno, stabilito dal cielo”. Verrebbe, quindi, dall’ alto persino quel cliente bizzarro che compra il maglione di cashmere ad agosto, o quella tipa mai vista prima che spenderà una cifra da capogiro nel reparto profumeria, in quello che Émile Zola – ispirato dai magazzini Lafayette – avrebbe definito paradiso delle signore, quando le metropoli reinventarono i teatri e i templi, i luoghi degli affari, della cultura e degli scambi. L’ abile venditore coglie l’ attimo fuggente, quasi che fosse il momento propizio nel quale il Signore si manifesta e che Sant’ Agostino suggeriva al cristiano di non lasciarsi scappare, perchè sarebbe, appunto, un peccato. La Palermo fenicia seguita a domandarci se l’amore non sia altro che uno scambio – come in quel luoghi del mito che furono gli empori del mondo antico. Domanda riproposta nella settimana del Black Friday ora che l’ ottocentesco paradiso delle signore è diventato artificiale come nel caso di Amazon o MediaWorld e, persino, in quello delle cittadelle costruite esclusivamente per vendere e comprare: gli outlet. Lo shop-on-line, le tecniche del cyberspazio per favorire l’ antico scambio di cosa contro prezzo sono, certo, distanti tanto dal rito della merce lasciata sulla riva del mare quanto dalla simulazione o dissimulazione del bottegaio di sempre, ma il cliente resta visual, felice, comprando, di essere comprato.
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