Perchè siamo tutti diversamente abili

Paolo Paoloni interpreta il “megadirettore galattico”

La politica non considera discrimine l’appartenenza alla classe ma, ormai, esamina l’individuo e cerca di dargli risposte specifiche. L’economia gradisce un uomo a taglia unica e, allora, la politica cerca di cucirgli addosso abiti su misura. Anche per questo il tema della disabilità o della diversa abilità torna centrale.

Allorchè la natura gli ha tolto qualcosa, il diversamente abile chiede che gli venga riconosciuto quello che gli resta, la diversa abilità che la norma ignora, ciò che, di norma, non viene considerato. Non si tratta, però, di riconoscere valore all’individuo, né particolare rispetto per le insondabili scelte del destino, ma che siamo tutti diversamente abili, in misura più o meno grande.

Disabile non è solo chi non sente oppure non parla, o chi parla un diverso linguaggio, ammesso che sia così importante, essendo il linguaggio una convenzione. Diversamente abile è, infatti, anche chi prende voti alti in matematica ma non sa scrivere un tema. Diversamente abile è chi compone musica ma non sa usare la caffettiera. Disabile è chi ha la faccia tosta che ci vuole nella vita ma non sa educare i figli. Diversamente abile è il grande cattedratico al quale non andrebbe affidata in amministrazione neanche la cuccia del cane o di un qualsiasi altro animale domestico.

Diversamente abile è chi ha la forza del toro e il cervello di un bambino. Diversamente abile è chi ha conquistato migliaia di donne ma non ne ha amata veramente nessuna. Diversamente abile è anche chi è riuscito ad eccellere in tutto, nello sport e nella professione, nella vita pubblica e privata, sempre in cima alla piramide, dove arrivano in pochi.

Quest’ultimo tipo potrebbe essere chi ha raggiunto una posizione paragonabile a quella del  Duca Conte Maria Rita Vittorio Balabam, il megadirettore galattico, il signore assoluto della megaditta partorito dalla fantasia di Paolo Villaggio. Cinico e crudele, destava 50 anni fa e desta, ancora oggi, una certa inquietudine, una sensazione sgradevole, un misto di disgusto e di timore. Quasi che ad ogni individuo assiso sul vertice della perfezione assoluta dovesse mancargli qualcosa.

 

 

 

 

 

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