Riaprire il cielo

La mafia non ha vinto e non solo perchè ha  ucciso il presidente della regione siciliana, il prefetto, i magistrati. Non ha vinto non perchè ha creduto possibile umiliare lo Stato ma perchè ha ucciso un prete. L’ ha fatto in uno di quei posti dove terra e cielo sono più vicini, e, quindi, ogni piccolo gesto diventa decisivo. Ha perso dove appare chiaro come un cielo limpido che la capitale della Sicilia è l’ ultima città aristocratica. Ha perso perchè tout se tient, tutto è collegato, tutto si tiene. Chi era Cristo se non un aristocratico che cambiò, per sempre, il modo di essere e comportarsi degli aristocratici? Il Dio cristiano può permettere il sacrificio del figlio dell’ uomo ma non può impedire che – subito dopo – il cielo si scurisca. E, forse, proprio l’ assassinio di padre Pino Puglisi, quel delitto così banale, “bello da fare” nel senso di facile, routinario, fu la goccia che fece traboccare il vaso. L’ orrore della serialità che albergava tanto nell’ Europa nazista quanto in Unione Sovietica rese tutto indistinto anche da noi, fino alla follia di uccidere un sacerdote. Piccolo o grande che sia, l’ impiegato del corpo burocratico della Chiesa cattolica  – come lo definì Carl Schmitt  – rappresenta Gesù Cristo sulla terra. Convenire che gli ebrei sono i nostri fratelli maggiori, come intuì il papa polacco, non consente di disconoscere l’ autorità dell’ unica istituzione forte abbastanza da rendere allegra la banalità del mondo. E da riaprire il cielo anche dopo il più terribile dei temporali.

ph Marc Wieland on Unspash

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