Rischi di una società anticristiana

ph Toa Heftiba on Unsplash

La pandemia esalta i caratteri negativi di un’epoca ma non ne può fondare un’altra. In questo senso il virus è un monito o una minaccia. Con le esagerazioni aumentano i rischi. Ma questa malattia non è come le altre. La letteratura, da Alessandro Manzoni ad Albert Camus fino a Daniel Defoe, con la sua celebre descrizione della peste di Londra, lo spiega chiaramente. Il virus esalta il carattere antisociale dell’individuo, lo rende diffidente, in molti casi egoista, gli nega lo stupore.

Le vittime più indifese sono i bambini ai quali viene a mancare la scuola, ovvero il luogo più sociale che ci sia. Dalla socialità dipende molto del futuro di un bambino anche se le sue esperienze non sono del tutto piacevoli: il senso di giustizia matura anche grazie alla elaborazione di ingiustizie vissute direttamente o indirettamente. Socialità significa aggregazione, fiducia nel prossimo inteso come chi ti assomiglia o con il quale si condividono passioni e interessi.

Senza socialità difficilmente ci sarà alta qualità della democrazia, della partecipazione politica e, conseguentemente, del governo. Certi eccessi di uomini in divisa cui abbiamo assistito in questi mesi, francamente grotteschi, impongono un chiarimento. L’ordine e la sicurezza sono precondizioni di un piacevole e sereno vivere civile. La meta non è una militarizzazione della società, come piacerebbe a qualcuno. La gente ha il diritto di andare a teatro, di sedersi al bar, di girare per negozi.

La libertà individuale si ferma dove inizia il diritto degli altri di non subire il tanfo dei rifiuti lasciati in giro o il rombo di una motocicletta. E, magari, il diritto di non subire il fumo di una sigaretta, purchè lo scopo condiviso resti quello di stare tutti in santa pace senza sentirsi, sentirsi e non solamente essere che è cosa ben diversa, violentati o mortificati da un carabiniere o da un poliziotto.

Pensare che, attraverso una situazione di emergenza, si possa costruire una società perfetta è una pericolosa illusione. Ed è, anche, contraria all’idea che l’uomo meriti rispetto e dignità, con tutti i suoi conclamati difetti. Profondamente anticristiano è, infatti, il perfettismo, soprattutto laddove la misura della perfezione venga affidata, ancora una volta, alla tecnica, con la sua intelligenza artificiale e la sua capacità invasiva.

Tante volte è stato ricordato cosa sarebbe accaduto se uno dei dittatori del secolo scorso avesse avuto in mano uno strumento potente come la televisione. Proviamo a immaginare cosa succederebbe, oggi, con la mostruosa invasione della privacy cui assistiamo, con l’accumulo bestiale di informazioni e la possibilità di manipolarle, se qualcuno animato da cattive intenzioni prendesse il potere, circondato da cretini che gli credono.

 

 

Lascia un commento