Rubare il nulla

mostra fotografica in corso ai Canteri Culturali della Zisa

La donna in pelliccia, l’uomo glabro e ben rasato, nascondono, nell’ abbigliamento ingentilito dalla follia della moda, la violenza nascosta nel doppiofondo dell’ anima, evocano l’ iconico uomo lupo ritratto dallo studioso di origine ebraica Robert Eisler, che continua a sbranare le sue vittime dalla notte dei tempi, sublimando l’ istinto a predare nell’ usura o nel controllo dei corpi e delle menti. Nelle arene assolate il torero veste il traje de luces, e, ogni volta, il sacrificio del toro è la sua rinascita. E’ una sostituzione, la chiave per comprendere il mondo dopo la scoperta di Dio. Vestito di luce, dando la morte viene al mondo, vede la luce. Ma la nudità è, anche, il disvelamento automatico, la condivisione delle fotografie, delle relazioni, della carriera, al quale il vecchio continente, con uno scatto d’ orgoglio tardivo, cerca di dare un taglio. Ma dopo avere lasciato cadere un muro dopo l’altro, dalla caduta del muro di Berlino in poi, come in un gigantesco e, per certi versi, esilarante effetto domino. La nudità diventa metafora non della purezza ma del commercio, mercificazione e prostituzione, prostituzione e pornografia: edificazione, quindi, della porno-società, in cui la lingerie diventa abbigliamento, i sogni si trasformano in pericolose realtà, i giardini pubblici in camere da letto. E’ la caduta dell’ ultimo muro, quello che separa l’ uomo da se stesso, la pronuncia del nome della donna amata nelle sedute di psicoanalisi, ovvero il ratto della pupilla, che altro non è che la donna riflessa nell’ occhio di colui che la desidera. Dopo avere rubato tutto, l’ uomo lupo del futuro pretende di rubare il nulla.

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