Sante parole

Qualcuno avrà certamente sorriso di fronte all’ invito del Papa rivolto ai sacerdoti ad essere brevi nel commentare il Vangelo.  A pensare a Francesco, spesso così ironico. Al capo della Chiesa cattolica  che chiede una correzione del tiro nelle omelie, che ordina di non fare la predica ai fedeli. Ai sacerdoti, che sono i membri di una organizzazione – perchè la Chiesa cattolica è anche questo – fatta di gerarchie, funzioni e regole precise.  I ministri del culto sono esseri umani, hanno pregi e difetti, compreso quello della vanità. Ma la messa resta un inimitabile evento di comunicazione e il Vangelo stesso è uno strumento di comunicazione tra il cielo e la terra. Ci sono sacerdoti che usano il linguaggio dell’ arte e della musica per trasmettere la parola di Dio, alcuni hanno una naturale solennità, altri sono semplicemente simpatici. Ma, forse, l’ invito di Francesco  cela un messaggio più profondo dietro il problema pratico di non annoiare l’ uditorio, di non fare scappare uomini e donne, di rafforzare la fiducia nel messaggio cristiano la cui storia antica si intreccia alla storia dell’ Occidente, che è la nostra storia. Proprio quando viene occultato che la Chiesa cattolica resta la sola istituzione in grado di affrontare la modernità senza esserne travolta. Francesco invita a parlare col cuore, perchè il linguaggio del Dio dei cristiani è il linguaggio del cuore. Parlare col cuore non richiede citazioni colte, ardite metafore, ma uno sforzo diverso. Proprio quando la tecnica eleva il livello della sfida attraverso le piccole e grandi bugie diffuse attraverso i nuovi mezzi di comunicazione. E se le fake news rischiano di uccidere, solo la poesia porta la verità e la vita. Persino dal pulpito di qualche chiesa di periferia.

ph Aaron Burden on Unsplash

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