Si salvi chi può

Si salvi chi può dalle telecamere, dagli archivi dei nostri dati, dei telefoni intelligenti che ci seguono ovunque. Dai nuovi strumenti per controllare le masse che lo studioso Byung-Chul Han immagina al servizio della psicopolitica, quella forma del potere in grado di anticipare le emozioni, i desideri, le scelte dei singoli, in uno scenario di trasparenza totale, come attori sulla scena di un assurdo spettacolo che chiama pornosocietà. Ma anche intercettazioni, fake news, post-verità, ovvero un modo nuovo per esprimere quel concetto segretamente antioccidentale che “il sospetto è l’ anticamera della verità”. A proposito delle masse psicologiche, Il sociologo Gustave Le Bon notava che “gli individui che la compongono acquistano una sorta di anima collettiva per il solo fatto di trasformarsi in massa. Tale anima li fa sentire, pensare e agire in un modo del tutto diverso da come ciascuno di loro – isolatamente – sentirebbe, penserebbe e agirebbe”. Il totalitarismo nostrano, al quale viene dato il nome di antimafia di facciata, ha finito per chiudere oscenamente il cerchio della mafia terrorista. Per non dimenticare, Luigi Capuana, teorico del verismo e contemporaneo di Le Bon, ricordò che “l’aggettivo mafioso significava qualcosa di grazioso e gentile, qualcosa di bizzarro, di spocchioso e di squisito; mafiosa veniva chiamata una bella ragazza, mafioso qualunque oggetto che i francesi chiamerebbero chic”.

ph Scott Webb on Unsplash

 

Lascia un commento