Esce dal mondiale una squadra lenta e improvvisata, alla quale sono sembrati mancare ritmo e organizzazione, come racconta un quotidiano milanese. E un briciolo di fortuna, che, di solito, premia chi se la merita. Nelle sconfitte della nazionale di calcio si riflettono tutte le nostre insicurezze e frustrazioni. E questa sconfitta è molto dolorosa, perchè indica impietosamente un paese pieno di talenti irregolari che non è riuscito ad educare. L’ Italia è un paese che non valorizza il grande capitale umano di cui dispone, soprattutto nel Mezzogiorno. Il calciatore che non riesce ad andare in rete è come l’ adolescente del quale il professore diceva: “potrebbe fare di più“. In quella scuola pubblica distrutta dal lassismo e dalla superficialità di una certa cultura bugiarda e traditrice. Il calciatore è un artista, un pò come i grandi designer ispirati dai dipinti, dalle piazze, dai palazzi, dai promontori del paese più bello del mondo. Ma il calcio soddisfa il tifoso anche e, soprattutto, perchè è gesto tecnico. Dell’ atleta si apprezza la freddezza, il cinismo, quel sapere mettere da parte il cuore per raggiungere il risultato, senza pietà per l’avversario. Fino a quando, però, non viene meno proprio il cuore, non solo alla nazionale ma a una intera nazione.
