Ulula la società nella notte del mondo

ph Marek Szturc on Unsplash

La società civile è il luogo degli scambi: di gesti, parole, suoni, è vendere e comprare. Le mani della società civile sono sempre unte o sudate. È dove nulla è mai del tutto pulito o del tutto sporco.

Milano, Roma e Napoli e Palermo, piccole e grandi capitali di un paese dove famiglia e Stato –  da sempre – stritolano la società e mortificano i suoi valori stanno, in queste ore, manifestando un grande disagio. Era prevedibile, perchè su un evento di portata pari a quella del coronavirus si doveva scegliere tra due opzioni impossibili da conciliare. Una è quella della Cina, ovvero il controllo totale sulla società. La Cina è una realtà aristocratica. L’altra è quella tendenzialmente scelta dall’Occidente e più decisamente da noi ovvero, al di la delle promesse, nessun controllo, cioè un modello borghese incompiuto.

Ma c’è ancora vita nelle urla isolate, nei comizi improvvisati, nonostante la polverizzazione delle political issues, l’incertezza, la stentata sintassi degli artigiani o la fragilità personale degli artisti. L’unica certezza è, per così dire, geografica. Tutto ha, infatti, origine nella città, ovvero nella polis. E, dalla polis, non può che cominciare la politica.

Quanto accade dipende dalla pandemia perchè essa è un evento esterno tanto alla dimensione sociale quanto alla dimensione politica. Il paradosso del virus è che rende impossibile sia l’incontro che il conflitto.

Ma la pandemia è, anche, un evento globale che, non potendo avere una risposta globale (anche nel senso di univoca), impone il recupero della dimensione locale. Questa fa emergere, per prima cosa, differenze tra i territori: Milano, Napoli e Palermo non vogliono le stesse cose (di sicuro riavremo la questione meridionale). Per seconda cosa le differenze tra categorie: pubblico e privato, svago e sicurezza. E, presto, terza cosa, le differenze tra gli uomini; la loro selezione e la rinascita del leaderismo su base municipale.

La prima fase della pandemia ha visto una risposta unitaria e solidale, plasticamente rappresentata dalle canzoni intonate in coro sui balconi, durante il confinamento. Questa cosa non viene cancellata dal seguito. Ma, nel buio della notte del mondo, la società civile ha ripreso ad ululare.

 

 

 

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