Un green pass per parlare di mafia

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E’ vero, come scrive Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della Sera, che Giorgia Meloni non sta facendo quello che fece De Gasperi dopo la vittoria della Dc nel 1948 ispirandosi, quindi, a chi, da una prospettiva di centro e cristiana, aprì agli altri. Ma non è solo colpa sua o, comunque, questa scelta difensiva non può essere fatta dipendere dalla volontà o dal temperamento di una sola, di uno solo.

E’, infatti, conclamato che, oggi, la difficoltà di ricostruzione di un centro politico (perchè di questo si tratta) dipende principalmente dalla mancata elezione di Mario Draghi alla presidenza della Repubblica nel 2022. Altrettanto certo è che la Chiesa non ha una posizione univoca rispetto alla politica, alla società, allo Stato. Forse è la più macroscopica differenza tra questo tempo e quello.

Infine, mentre in quel tempo era forte l’esigenza di rafforzare partiti, sindacati, i luoghi dove si organizza il consenso, di alimentarli, iniettandovi risorse umane adeguatamente formate, da tempo si assiste al processo inverso. La ostinata ricerca, identificazione e, poi, la demolizione delle suddette strutture, le connessioni con quel passato in cui erano forti, la delegittimazione (razionalmente perseguita) di chiunque intenda invertire questa china, sono palesi e sembrano parte di un disegno preciso.

Di fronte a questa drammatica situazione è tutt’altro che escluso il passaggio dalla padella alla brace, ma non diremmo che la colpa è di una sola o di uno solo. A tale proposito, risulta proprio dal Corriere della Sera, il giornale sul quale scrive il professore Galli Della Loggia, che gli avversari di Mario Draghi non sono solo quelli che fecero cadere il suo governo, ma c’è anche Dario Franceschini, esponente del Partito Democratico.

E a proposito del Pd, sempre sul Corriere della Sera, un autorevole commentatore ha sostenuto che “non si può davvero accusare il Pd, il partito degli eredi di Pio La Torre, di intendersela con i mafiosi”. Com’è noto il Pd è fatto dagli eredi di Pio La Torre ma non è fatto solo dagli eredi di Pio La Torre.

Chissà se l’imposizione ai non siciliani di un green pass per commentare persone e cose della Sicilia non aiuterebbe a fare un pò di chiarezza. Un lasciapassare, un patentino come quello rilasciato ai giornalisti, ma da una apposita commissione con sede (ovviamente) a Palermo.

E poco importa che Antonio Polito sia meridionale, perchè a quanto pare non basta. Chissà che un ufficio del genere non servirebbe anche ad individuare i veri responsabili della desertificazione della politica. A costo di farsi dei nemici o di rinunciare a qualche comodità.