La psicoanalisi raggiunse, nel secolo scorso, punte di popolarità impensate negli Stati Uniti d’ America. Edward Bernays, pioniere delle tecniche di persuasione, spendeva il nome dello zio Sigmund Freud, attingendo, come spesso capita, in politica come nel mondo accademico, alla tradizione e al patrimonio familiare più che a quello culturale e scientifico. I social network hanno preso a farci domande del tipo di quelle che fanno i seguaci del grande maestro, i quali adorano colpirci alle spalle, mentre siamo distesi sul lettino. Preferisci un look moderno? Quando ricordi di avere provato una grande paura la prima volta? Ci manca solo che chiedano se piacciono i fiori, che – nel test per l’ ammissione alla leva – si vociferava, tanti anni fa, fosse occultata una indagine sulle tendenze sessuali. La richiesta esplicita di un chiarimento in tal senso di Rachel, interpretata da Sean Young, intorno a questo dato sensibile, in una sequenza di Blade Runner – celebre film distopico degli anni 80 – anticipava i tempi. Perchè l’ intervistato può salvarsi soltanto se diventa intervistatore. Fino a che punto si può scoprire il fondo di ognuno di noi, se esso nasconde sempre un doppiofondo? Cosa si pretende che venga chiarito a se stessi, agli altri, alla rete o alle potenti multinazionali? Forse si cerca di estirpare il male alla radice, di sottrarre alla vita la passione, che significa sia piacere che il suo opposto o la sua assenza, che è il dolore? Forse è solo la presa d’ atto del fallimento della democrazia, sia politica che economica, perchè una nuova dittatura ha sostituito le estreme verticalizzazioni del potere novecentesco: una inedita dimensione del dispotismo, quello delle reti e dei suoi manovratori occulti.
